venerdì 5 agosto 2016

Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche

Scritto nel 2011, dopo il successo del “sì” ai quattro quesiti referendari su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, questo libretto di Ilvo Diamanti (Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche, Il Mulino, 2011) suona come un j’accuse nei confronti di un certo approccio, impostosi negli anni come dominante nella disciplina politologica. La tesi di fondo, come suggerisce il sottotitolo, muove dalla presa d’atto che la scienza politica, sapere specialistico fondato sull’osservazione dei fenomeni e sulla formulazione di ipotesi da verificare empiricamente, non sempre azzecca le «previsioni». Chiaramente, in questa sede diamo per scontato che le «previsioni» formulate nell’ambito delle scienze sociali non possono minimamente essere associate a quelle elaborate dalle scienze «fisiche». Come spiega bene Angelo Panebianco in un saggio del 1989[1], rifacendosi ad Hempel, le previsioni delle scienze sociali non sono altro che «generalizzazioni su base statistica» (del tipo: se A, allora B nel 70% dei casi) e quindi più assimilabili a induzioni di tipo probabilistico.

martedì 2 agosto 2016

Quel trade-off che separa i sedicenti o presunti esperti dagli scienziati sociali

Nella seconda metà dello scorso mese di luglio ho avuto modo di assistere ad alcune discussioni su Facebook fra presunti, sedicenti o effettivi esperti di questioni turche. Una ridda di commenti sulla bacheca di uno, poi su quella di un altro e quindi su quella di un altro ancora. Oggetto del contendere: le interpretazioni riguardo agli eventi legati al fallito colpo di Stato ai danni del legittimo Governo a guida AK Parti e del Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. Con la riflessione che segue non intendo minimamente addentrarmi nel merito della questione. Non mi interessa: l’ho già fatto in maniera ampia in almeno un paio di occasioni, utilizzando spazi più «istituzionali» e meno «dispersivi» di un social network qual è Facebook, ove chiunque, non unicamente gli esperti, è invitato democraticamente a commentare[1].