Scritto nel 2011, dopo il successo
del “sì” ai quattro quesiti referendari su acqua pubblica, nucleare e legittimo
impedimento, questo libretto di Ilvo Diamanti (Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche, Il Mulino, 2011) suona come un j’accuse nei confronti di un certo approccio,
impostosi negli anni come dominante nella disciplina politologica. La tesi di
fondo, come suggerisce il sottotitolo, muove dalla presa d’atto che la scienza
politica, sapere specialistico fondato sull’osservazione dei fenomeni e sulla
formulazione di ipotesi da verificare empiricamente, non sempre azzecca le «previsioni».
Chiaramente, in questa sede diamo per scontato che le «previsioni» formulate nell’ambito
delle scienze sociali non possono minimamente essere associate a quelle
elaborate dalle scienze «fisiche». Come spiega bene Angelo Panebianco in un
saggio del 1989[1], rifacendosi
ad Hempel, le previsioni delle scienze sociali non sono altro che «generalizzazioni
su base statistica» (del tipo: se A, allora B nel 70% dei casi) e quindi più
assimilabili a induzioni di tipo probabilistico.
venerdì 5 agosto 2016
Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche
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martedì 2 agosto 2016
Quel trade-off che separa i sedicenti o presunti esperti dagli scienziati sociali
Nella seconda metà dello scorso
mese di luglio ho avuto modo di assistere ad alcune discussioni su Facebook fra
presunti, sedicenti o effettivi esperti di questioni turche. Una ridda di
commenti sulla bacheca di uno, poi su quella di un altro e quindi su quella di
un altro ancora. Oggetto del contendere: le interpretazioni riguardo agli
eventi legati al fallito colpo di Stato ai danni del legittimo Governo a guida
AK Parti e del Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan. Con la riflessione
che segue non intendo minimamente addentrarmi nel merito della questione. Non
mi interessa: l’ho già fatto in maniera ampia in almeno un paio di occasioni,
utilizzando spazi più «istituzionali» e meno «dispersivi» di un social network
qual è Facebook, ove chiunque, non
unicamente gli esperti, è invitato democraticamente
a commentare[1].
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